domenica 2 maggio 2010

Le promesse da marinaio del Sindaco non conoscono requie. Anche sui defunti

Da L'Informazione di Bologna 1 maggio 2010:

«Avremo modo di ricordare degnamente Enrico Giusti in altro modo. Pensiamo di farlo nell’ambito delle nuove torri, in costruzione alla mura San Carlo, che sostituiscono quella fatiscente “Casa Andreatta ” dove il sindacalista della Cisl ha vissuto per molti anni». E’ la risposta del sindaco di san Lazzaro, Marco Macciantelli, all’amarezza e delusione della mancata («promessa») intitolazione a Giusti della rotatoria fra le vie Emilia e Poggi. Rotonda che ieri pomeriggio è invece stata dedicata ai “Lavoratori licenziati per rappresaglia politico sindacale o religiosa”. La cerimonia è stata preceduta nella Camera del lavoro di San Lazzaro, dal saluto del sindaco Marco Macciantelli, del segretario provinciale della Cgil di Bologna Cesare Melloni, e di Ernesto Cevenini dell’associazione Licenziati per rappresaglia politico-sindacale religiosa”. Intitolazione richiesta dall’associazione, sostenuta dal consigliere comunale del Pd Alessandro Battilana, poi accolta dall’amministrazione.

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È il sesto articolo che la Stampa locale dedica all'inaugurazione di una rotonda da parte di un Sindaco. Il fatto appare sicuramente ragguardevole per via dello spazio ottenuto che trasforma l'accaduto in una sorta di evento mediatico.
Una rappresentanza sindacale chiede e ottiene l'intitolazione di una rotonda in un battibaleno, un’altra rappresentanza si indigna contestualmente poiché quella medesima rotonda le sarebbe stata già promessa dal Primo cittadino per ricordare la figura di un sindacalista prematuramente scomparso.
Nella lotta per l'intitolazione delle rotonde svetta il Primo cittadino il quale promette future nuove inaugurazioni per non scontentare nessuna richiesta. Francamente non ci pare uno spettacolo decoroso; ci ricorda piuttosto una situazione da commedia all'italiana.
Si noterà come la scelta di intitolare vie o rotonde o piazze caratterizzi ormai peculiarmente l'Amministrazione locale . Del resto, la materia urbanistica e stradale non manca per intitolare a migliaia di soggetti in vita e non, piazze, rotonde, strade e affini. Certo sorprende come una parte politica decida di lottizzare anche l'assegnazione dei nomi delle vie rendendo il panorama viario più simile a un whos’s who del mondo sindacale e politico che a qualcosa di più democratico e meno fazioso.
Diventa quasi ridicolo l'atteggiamento del Primo cittadino che studia quale struttura architettonica assegnare a questo o quel gruppo sindacale.
Orbene una sigla sindacale reclama maggiore attenzione e lo accusa di aver tradito la “promessa” di intitolare una rotonda col nominativo del defunto segnalatogli. L'altra sigla sindacale fruisce invece dell'attenzione del Sindaco e ottiene una intitolazione ai Licenziati per Rappresaglia. Per quella medesima rotonda si scatena una bagarre imbarazzante.
A noi questo piccolo fatto appare davvero emblematico. Primo perché la rotonda è dei cittadini e non del Sindaco che la promette a chicchessia, secondo perché andrebbero rivisti questi curiosi criteri di intitolazione delle vie cittadine secondo impostazioni politiche ormai superate. Forse.
Avremmo tanto gradito che il Sindaco intitolasse una strada a Giorgio Ambrosoli, a Giancarlo Siani, a Don Pino Puglisi, a Don Giuseppe Diana, alle centinaia di figure che in silenzio hanno lottato per la legalità pagando col prezzo della vita. Né più né meno dei Licenziati per rappresaglia, di Sindacalisti, di Industriali addirittura, cui sono state dedicate le ultime rotonde. Una, lo ricordiamo, ornata con un singolare monumento al Titanio che sponsorizza una Ditta locale che produce e lavora materiali in titanio.
E’ ovvio che una via da intitolare a Giorgio Ambrosoli non avrebbe richiamato la Stampa locale. Mentre in prossimità del 1 maggio, festa del lavoro, intitolare una rotonda ai Licenziati per rappresaglia, diventa un evento politico così come inaugurare quelle stesse rotonde in piena campagna elettorale, addirittura in palese violazione della legge sulla par condicio, la n° 28 del 2000.
Insomma, vi è qualcosa che sminuisce decisamente l'evento che non appare in alcun modo avvertito dalla cittadinanza come un reale tributo.
Piuttosto una sorta di spot istituzionale. Se poi diviene oggetto di contese, promesse, competizioni, allora il quadro diventa ridicolo.
Forse val la pena di ribadirlo: la solidarietà, l'attenzione verso i cittadini, i gesti a ricordo della memoria, pensiamo siano deprivati del loro significato più profondo se caricati di pubblicità, di stampa, di continue esternazioni mediatiche, se non addirittura di promesse. Perché finiscono per diventare un ridicolo spot. Come tutto quello che è stato sinora fatto da questo Sindaco: non si ricorda un intervento strutturale che sia uno, se non quello del Civis, come atto di supino ossequio alle sciagurate politiche del vicino Comune di Bologna. Per il resto, ci si ricorda solo di spot. Di ridicoli spot.

1 commento:

  1. È la solita pagliacciata. Tutto già visto. Bleah!

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