domenica 26 giugno 2011

Aumenti tariffe Hera, Macciantelli non li esclude

Il 23 giugno scorso a pag. 7 de La Repubblica di Bologna, usciva un articolo a firma di Marco Bettazzi dal titolo "Acqua, nulla di fatto sugli aumenti". Lo riportiamo di seguito:

MARCO BETTAZZI IL DOPO-referendum spacca il fronte dei sindaci. Ieri, giornata in cui si doveva trovare la quadra sui nuovi aumenti da applicare alle bollette dell' acqua per coprire i minori consumi (con un +3,5% che diventerebbe un +7% su tutto l' anno, tenuto conto degli aumenti già decisi finora), la discussioneè saltata per la contrarietà di Imola e Bologna: quest' ultima chiede «una discussione a 360 gradi con Hera». «Dobbiamo riflettere ancora», riconosce Emanuele Burgin, della Provincia, contro cui si scaglia però duramente il primo cittadino imolese Daniele Manca: «Aumentare le tariffe dopo il referendum è un errore politico gravissimo. Non si fanno aumenti perché si consuma meno acqua». «Condivido - risponde a stretto giro di posta il collega di Bologna Virginio Merola -. Bisogna fare il punto sulle conseguenze del voto senza prendere decisioni affrettate». Va più in là il suo assessore, Luca Rizzo Nervo, che chiede di «discutere con Hera del pregresso, ma anche dei prossimi dieci anni. Dopo il referendum c' è un ripensamento complessivo». Quindi niente accordo sull' aumentoe tavolo rinviato alla prossima settimana. Quell' ulteriore 3,5% in più ipotizzato per compensare i minori consumi (78 milioni di metri cubi nel 2010, contro gli 81 previsti) rimane nel congelatore. «È meglio un aumento di poco oggi che una stangata domani, non possiamo fare altri debiti», sottolinea il sindaco di Minerbio Lorenzo Minganti, mentre da San Lazzaro Marco Macciantelli chiede «più tempo per discutere, e aumenti sostenibili e condivisi». «Fino al 2012 confermiamo gli impegni in base alle tariffe concordate», assicura l' ad di Hera Maurizio Chiarini, che per il dopo ha detto di non comprendere questa che chiama una «ventata integralista». «Abbiamo investito molto sul servizio idrico nonostante tariffe mediobasse», precisa. Hera dovrà però fare i conti anche con il possibile stop alla remunerazione del 7% sul capitale investito, bocciata dai referendum. L' ipotesi dei sindaci è di pagarla sui 10 milioni di investimenti già fatti, ma di riconoscere solo il 5% sui 16,5 milioni previsti fino a dicembre. Poco risparmio, perché quel 2% di differenza vale 330mila euro da dividere tra tutte le bollette. «Ma è significativo dal punto di vista politico, perché rispetterebbe il referendum», spiega Burgin.

Insomma, mentre i sindaci di Bologna e di Imola - con particolare chiarezza da parte di quest'ultimo - escludono un'ipotesi immediata di aumento delle tariffe, che sarebbe una beffa dopo la vittoria dei Sì al referendum del 12 e 13 giugno, il loro collega di San Lazzaro afferma proprio il contrario: chiede "più tempo per discutere, aumenti sostenibili e condivisi". Al contrario di quella dei sindaci di Bologna e Imola, Merola e Manca, i quali si mostrano anzitutto impegnati a difendere gli interessi dei loro cittadini, la dichiarazione del sindaco di San Lazzaro pare già proiettata nell'orbita di chi guarda anzitutto agli interessi della grossa multiutilities che da sempre in Emilia-Romagna è un carrozzone pubblico che funge da serbatoio per politici trombati o che abbiano terminato il loro mandato quali amministratori locali. In molti non si sono stupiti di questa uscita del primo cittadino sanlazzarese, poiché è noto che della città che è chiamato ad amministrare non gli è mai interessato granché (per usare un eufemismo). Ma ora non si tratterebbe più del consueto menefreghismo per San Lazzaro che ha sempre contraddistinto il suo mandato, bensì di una strategia che punti a sembrare interessato alla grossa società pubblica che tra alcuni anni dovrà rinnovare il suo Cda. In questa strategia si collocherebbe secondo alcuni anche la difesa del patto di sindacato che obbliga i Comuni a dismettere partecipazioni azionarie solo oltre una soglia che è molto alta, nonché la difesa - che parrebbe quella del classico difensore d'ufficio dei film di Lino Banfi, Alvaro Vitali, Bombolo o Renato Pozzetto - del prestito obbligazionario non convertibile (sul Carlino di qualche giorno fa). Intanto il capogruppo PD in Regione, Marco Monari, al quale da sempre è legato il sindaco di San Lazzaro, ha già provveduto ad attaccare il sindaco di Bologna Merola per le sue affermazioni in difesa di un trattamento privilegiato alle coppie sposate nelle graduatorie comunali. Al lettore di queste notizie forse non salterà alla memoria la società Pablo srl, ma a molti sanlazzaresi invece sì.

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